Due geni a confronto: Franz Liszt e Dante Alighieri
Durante il viaggio alla scoperta del Romanticismo abbiamo conosciuto l'opera del maestro ungherese Franz Liszt. Intelligente e ricco d'ingegno, intervallò l'apprendimento musicale con lo studio della letteratura dei grandi maestri classici. L'amore per la musica e la lettura dei grandi maestri furono la migliore medicina per condurlo fuori da uno stato emotivo che oggi chiameremo depressione. Rifiorito, il grande maestro offrì il grande talento all'Europa: nei suoi concerti il pubblico andava letteralmente in delirio. Il pianismo di Liszt fu unico nel suo genere e riempì di sé tutto il periodo romantico, distinguendosi nettamente dal pianismo di Chopin, che pure ebbe un' importanza fondamentale nell'ambito dell'arte romantica. Per Liszt il pianoforte fu, sì, la tastiera dei sogni, delle contemplazioni e delle evasioni dalla realtà, ma anche lo strumento in cui egli seppe riversare tutta la piena dei sentimenti, con una ricerca di effetti timbrici e coloristici senza precedenti. I tre volumi delle Années de pèlerinage (Anni di pellegrinaggio) sono una testimonianza tra le più complete della ricchezza e della varietà della tavolozza musicale di Franz Liszt.
Verso i trent'anni Liszt ebbe occasione di leggere, assieme alla contessa D'Agoult, la Divina Commedia. Après une lecture de Dante - Fantasia quasi Sonata, è di quel periodo, esattamente del 1837.
"Après une lecture du Dante", prende il motivo ispiratore dalla Divina Commedia, un testo molto amato da Liszt, per una raffigurazione sonora di tre momenti tipici del poema: l'inferno, l'angosciosa supplica dei dannati e l'episodio di Paolo e Francesca. L'intero movimento, che si articola in più tempi, ha l'ampiezza e il respiro di una vera e propria Sonata. Il tritono, una delle maggiori dissonanze della scala diatonica, definito il "diabolus in musica", caratterizza il tema principale su ottave discendenti, quasi ad indicare il significato dei versi danteschi dell'inizio del terzo canto dell'Inferno ("Per me si va nella città dolente, / Per me si va nell'eterno dolore, / Lasciate ogni speranza voi ch'entrate". Una frase cromaticamente vivace e dai colori accesi evoca una supplica dei dannati e la terribile pena che ognuno di essi reca nel corpo e nella mente. L'atmosfera si schiarisce e diventa liricamente appassionata nella scena d'amore tra Paolo e Francesca, concepita come una variazione dei temi già ascoltati. Ritornano i temi dell'inferno e dell'amore di Francesca, quest'ultimo in forma sincopata, e alla fine, dopo un'esplosione sonora in cui sono ricapitolati i vari motivi, tutto s'acqueta su accordi gravi e solenni: la porta dell'inferno si chiude definitivamente alle spalle delle "genti dolorose c'hanno perduto il ben dell'intelletto". Un’impennata sonora ricapitola tutti i temi, poi, una sequenza di accordi gravi e solenni conclude la sonata.
Buon ascolto
Yulianna Avdeeva - Liszt Apres une lecture de Dante - YouTube
Intervista a Dante
“Ciao Dante, pensando al periodo che stiamo vivendo ci siamo resi conto che il Covid è una pandemia come la peste.
Dantecosa ti è mancato di più in quel periodo?”
“Mi è mancato studiare in tranquillità mentre intorno avevo solo confusione e paura, mi è mancato vedere amici e parenti.
La cosa che mi mancava costantemente era sicuramente visitare posti nuovi ed ammirare la bellezza della natura.
A voi cosa è mancato di più?”
“Con l’inizio del Covid è cambiato tutto in modo drastico, siamo stati privati della nostra libertà: di poter andare a scuola, di ritrovarci, di fare sport di gruppo, di viaggiare, di agire in modo autonomo, di uscire liberamente all’aperto e soprattutto anche noi abbiamo avuto paura, abbiamo riconosciuto la paura anche nelle piccole cose quotidiane.
Dante, raccontaci come si è scatenata la peste”
“Nel 1347 si scatenò la peste originata in una colonia genovese della Crimea, Caffa.
Un esercito tataro che assediava la colonia, si ammalò di peste e fu costretto alla ritirata, ma il generale prima di abbandonare la terra ordinò di catapultare dei cadaveri infetti all’interno delle mura della città, che a loro volta contagiarono i Genovesi. I mercanti presero le navi per tornare in patria e i batteri iniziarono a diffondersi.
Il sintomo principale della peste bubbonica, era la comparsa di rigonfiamenti alla base degli arti, la maggior parte dei malati moriva in quattro o cinque giorni.
La seconda forma della peste era quella polmonare che a punto, colpiva l’apparato respiratorio; era la più pericolosa, in quanto uccideva quasi la totalità dei malcapitati.
La peste veniva trasmessa dalla pulce del ratto nero, che la trasmetteva al roditore che a sua volta la trasmetteva all’uomo.
Con l’arrivo della peste anche il prezzo dei cereali lievitò, ma le pretese dei sovrani non diminuirono e ciò portò ad un gran numero di rivolte.”
“Dante, come è cambiata la tua ispirazione durante il periodo della peste?”
“Mi ponevo sempre domande su cosa ci fosse dopo la morte e la peste mi ha dato del tempo per scriverlo e anche l’ispirazione .
Ho immaginato che l’inferno fosse il periodo della peste, il purgatorio il momento di rinascita dopo il buio e il paradiso il raggiungimento della libertà per ritornare alla vita di tutti i giorni.”
“Come è stato per voi il periodo del Covid?
E’ stato ed è tuttora un periodo critico anche a livello economico. Ora, grazie all’operazione vaccinale la grande paura è passata. Grazie Dante, grazie per aver condiviso con noi le emozioni di questo triste momento.
“Grazie a voi ragazzi, tutto questo finirà e tutto verrà visto con occhi diversi, comprendendo il valore di ogni piccolo gesto.
Scuola Secondaria di I Grado
Alunni delle classi 3D, 3E
Disciplina: Musica Prof.ssa Aida Mastrodonato
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