L’ANNO CHE VERRA’



L’ANNO CHE VERRA’


 


L’ANNO CHE VERRA’ è una canzone pop rock di Lucio Dalla, scritta sotto forma

di lettera e che consacrò Dalla tra le star della musica italiana. È considerata un

capolavoro della nostra cultura non solo musicale. Il testo è stato scritto dal cantautore

nel 1978, invece la musica è stata scritta da Giampiero Reverberi.

Il testo parla di speranza per un futuro migliore. Dalla scrive ad un suo amico molto

lontano, ma essendo Dalla molto religioso qualcuno pensa che l’amico di cui parla sia

Gesù e che tutta la canzone sia una preghiera. Nel testo Dalla fa riferimento agli anni di

piombo, al clima di violenza e le difficoltà economiche del 1978. Inizia elencando le cose

che non vanno in Italia ma l’anno nuovo porterà delle novità, per questo c’è tanta speranza

che non ci sia più sofferenza ma ci sia abbondanza per tutti.

Ad accompagnarlo, oltre all’orchestra c’è la sua band composta da Ron al pianoforte,

Ricky Portera alla chitarra, Marco Nanni al basso e Giovanni Pezzoli alla batteria.

Per l’arrangiamento sceglie la forma e il ritmo del fado, genere folkloristico portoghese,

in latino significa “destino”.

Dalla sofferenza per il presente il brano si solleva così alla speranza in un futuro migliore,

alternando armonie musicali e sound: maggiore (tonalità che trasmette positività), minore

(tonalità tipica del “fado”, che va ad “appesantire” la melodia trasmettendo dunque

negatività), ritmo rock (che esalta il desiderio che ciò che si desidera avvenga, fosse anche

solo per «un istante»). E infine si torna tristemente al “fado” con un misto di disillusione e

speranza: «L’anno che sta arrivando, tra un anno passerà/ io mi sto preparando: è questa la novità».

La versione di Marco Mengoni è più intima ed essenziale. Ha scelto di cantare L’ANNO

CHE VERRA’ perché ha trovato in questo brano le parole giuste per raccontare questi

mesi difficili e per dare un segno di speranza. Si è esibito nella piazza di Bergamo, città

simbolo, il 21 febbraio 2021 esattamente un anno dopo l’esplosione della pandemia.

C’era solo la sua voce accompagnata da un pianoforte, da un basso e da un quartetto

d’archi a tagliare il silenzio assordante che ci ricorda la sofferenza di questo ultimo anno

fatto di assenze, distanze, la paura di perdere tutto, la solitudine di vivere nel proprio

dolore, di quando si è dovuto dire addio senza poter parlare.

Questa canzone ha 43 anni ma è attuale, sembra scritta per noi.

Dalla dice che si esce poco la sera compreso quando è festa e che la gente si chiude in

casa per paura, in quegli anni si aveva paura del terrorismo. Stessa cosa succede oggi

per paura di questo nemico invisibile che siamo chiusi in casa lontani dalle nostre

famiglie. Dalla dice che alla televisione si sente dire che l’anno nuovo porterà una

trasformazione ed è quello che tutti speriamo di sentire, anche noi vorremmo festeggiare

tre volte Natale in modo da recuperare tutte le feste perse. 

La versione che mi ha colpito ed emozionato di più è quella di Mengoni.

La trovo estremamente commovente perché è più vicina alle sensazioni che ho provato

nell’ultimo anno.


Sara Paola S. 3D


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